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Il governo adesso si riprende gli 80 euro

  • Il Tempo2015-07-05

Il tempo.it  Daniele Di Mario - Il governo dà, il governo toglie. Vale anche per gli 80 euro, il famoso bonus elargito da Renzi in piena campagna elettorale per le europee 2014 a tutti i lavoratori dipendenti con reddito fino a 1.500 euro. Ma alcuni di questi lavoratori, cioè tutti quelli che in busta paga percepiscono un premio di produzione, perderanno il bonus.

A denunciarlo è Armando Siri, responsabile Economia di Noi con Salvini, che tuona conto il governo. Secondo Siri, infatti, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan non ha trovato le coperture per rinnovare la detassazione del premio di produzione, agevolazione fiscale introdotta nel 2012. «In questi modo - spiega il responsabile economico del movimento del segretario della Lega Matteo Salvini - molti lavoratori non solo vedono ridursi il premio di produzione, ma in alcuni casi scompaiono anche gli 80 euro. Mentre Renzi dice di voler abbassare le tasse, in realtà le aumenta ai lavoratori».

L’agevolazione fiscale prevedeva un’aliquota agevolata del 10 per cento per i premi di produzioni. Per il 2015 però la norma non è stata prorogata, pertanto ai premi nonché eventualmente agli straordinari non solo non può essere applicata l’aliquota agevolata del 10 per cento, ma sono a tutti gli effetti imponibili a livello fiscale le normali aliquote a scaglioni previste dal Tuir.

A confermare quanto denuncia Siri sono anche la Uil - il sindacato denuncia: «Più tasse sui premi di risultato: ogni lavoratore perde oltre mille euro» - e il presidente di Confindustria Roberto Squinzi, che ha rilanciato l’idea di contratti aziendali legati alla produttività.

«Fino a tutto il 2014 questi premi - ricorda Siri - dal punto di vista fiscale, venivano considerati salario di produttività e quindi soggetti a tassazione separata e agevolata al 10%. Tale regola ha facilitato la diffusione accordi sindacali e aziendali in quanti gli stessi comportavano pure per le imprese vantaggi fiscali e contributivi. Anche se già nel 2014 una circolare dell’Agenzia delle Entrate aveva subordinato l’agevolazione a moltissimi adempimenti senza di fatto chiarire mai in modo esplicito i limiti di tale agevolazione. Proprio nel 2014 infatti molte imprese hanno rinunciato al beneficio per evitare di incappare in sanzioni.

«Ora comunque non ci sono più equivoci - spiega Siri - e un lavoratore-tipo arriva a perdere oltre mille euro all’anno di retribuzione netta». Questo il conto del responsabile Economia di Noi con Salvini: il lavoratore-tipo con un reddito di 26.500 euro (di cui 3.000 generati dal premio di risultato) nel 2014 ha pagato l’Irpef su 23.500 euro; per i 3.000 residui ha beneficiato di una tassazione del 10% e di un credito d’imposta di circa 640 euro (gli 80 euro al mese del presidente del Consiglio Matteo Renzi). A conti fatti, pertanto, il reddito netto di tale lavoratore è stato di 21.790 euro circa. L’assenza della proroga dell’agevolazione fiscale per il 2015 comporta invece, da subito, la scomparsa della tassazione agevolata per il salario di produttività. Il lavoratore-tipo, quindi, nelle medesime condizioni - reddito di 26.500 euro (di cui 3.000 pagati con il premio di risultato) - si vedrà tassata l’intera cifra con le aliquote Irpef e, non avendo quote sottoposte a tassazione separata, disporrà di un reddito superiore ai 24mila euro, limite stabilito per poter beneficiare dei famosi 80 euro al mese. Nel 2015, il reddito netto del lavoratore sarà di 20.440 euro circa, con una perdita secca di euro 1350. «Non c’è che dire: si parla tanto di salari legati alla produttività, si magnifica la scelta degli 80 euro al mese, passati come diminuzione delle tasse, ma le tasse non sono mai diminuite, anzi sono aumentate - conclude Siri - E a farne le spese sono le fasce più deboli. Renzi predica bene e razzola male, i fatti sono ben diversi dalle intenzioni annunciate da premier».

(fonte: Il tempo.it  Daniele Di Mario)