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Siri: non basta una Tachipirina per l’Italia

  • Puglia In2016-03-27

Neanche la Santa Pasqua ferma Armando Siri, che in una lunghissima intervista per la nostra testata boccia il Governo Renzi e ci dà la sua ricetta-Paese.

Ormai assiduo nelle terre pugliesi, così come è già conosciuto dai lettori di Puglia In per le numerose dichiarazioni concesse, ancora una volta il Responsabile Economia e Formazione di “Noi con Salvini” Armando Siri ci confida, in pieno clima pasquale, le sue riflessioni sullo stato dell’Italia, del suo Governo, e di un leader di opposizione come Matteo Salvini che tenta la scalata a Palazzo Chigi.

Armando Siri: “Penso, conosco, creo!”, con questo slogan si sono diplomati i primi corsisti a Roma della sua “Scuola di Formazione politica”. Quale deve essere l’elemento determinante per una rinascita della classe dirigente del Paese?

“La prima grande sfida è avere un’idea di Paese. Al momento sopravvive solo la memoria di quello che è stato. Serve uno sforzo per immaginare ciò che invece dovrebbe essere. Il pensiero è il motore della creazione e la conoscenza è la benzina che lo alimenta. Viviamo un periodo di stasi (che in economia si definisce anche stagnazione) in cui pensiero, creatività e conoscenza sono bloccati in una sorta di limbo, uno sfondo consumato dal tempo in cui persistono brandelli di ideologie e dottrine a cui ci aggrappiamo e non ci concediamo il permesso di lasciarle andare. Questo passato così ostinato ci impedisce di realizzare un nuovo presente.

Sarebbe bene che la futura classe dirigente mettesse al primo posto il senso di ciò che fa e di ciò che dice piuttosto che il consenso. Solo così eviterà di diventare l’ennesimo capro espiatorio da sacrificare sull’altare del Paese dei Balocchi. Chi fa politica deve trovare il coraggio di cambiare passo e tornare alla sua missione educativa (“ex-ducere”, cioè tirare fuori, far emergere il meglio da dentro) sia che si tratti di un singolo, sia di un intero popolo.

Questa è la sfida che nel nostro piccolo abbiamo intrapreso con la Scuola di Formazione Politica, dare l’opportunità a tutti coloro che sentono l’esigenza di impegnarsi in favore della Società di sapere che per prima cosa quell’impegno è verso se stessi, che da lì si parte per un’autentica rivoluzione. Fatta questa premessa si approfondiscono le tematiche più urgenti e importanti evitando le suggestioni esterne, gli infarcimenti propagandistici. Ci si confronta con gli altri sulle proprie idee, forti di una visione e spinti dalla motivazione più che dai concetti, che spesso sono piuttosto preconcetti.”

Il progetto “Noi con Salvini” vede nella sua persona un massiccio interlocutore, non fosse altro per il tempo che dedica alle questioni meridionali. Esistono i presupposti per una grande Lega Nazionale?

“Non esistono questioni meridionali o questioni settentrionali, ci sono problematiche che investono il Paese da nord a sud e che vanno affrontate senza demagogia, con senso pratico ma anche con il coraggio di segnare un cambio di passo con il passato. Non ci sono più alibi né per i politici, né per i cittadini. È finito il tempo delle elemosine e dei soldi a pioggia al sud che vengono intascati dai soliti noti, lasciando nell’arretratezza infrastrutturale ed economica una parte di territorio fondamentale per la ripresa di tutta la nostra economia nazionale.

Girando per il Mezzogiorno d’Italia non finisco mai di imbattermi in piccole e grandi realtà imprenditoriali di eccellenza il cui livello di innovazione e di efficienza fa concorrenza ai più importanti competitor nazionali, ma soprattutto internazionali. Queste imprese hanno creato ricchezza e lavoro in condizioni di svantaggio ed è giusto chiedersi cosa potrebbero ottenere se solo potessero contare sulle stesse opportunità, ad esempio logistiche, del nord del Paese.

La loro crescita e il loro sviluppo avrebbe ricadute positive su tutta la nostra economia. Lo sviluppo di queste realtà è inversamente proporzionale all’assistenzialismo e al vittimismo. Peccato che a Renzi e al suo Governo faccia ancora comodo lo status quo. Per quanto riguarda una Lega nazionale, al di là delle sigle e dei simboli di partito questa esiste già nei fatti, se consideriamo l’impegno personale da nord a sud di Matteo Salvini.”

In alcune recenti dichiarazioni ha voluto sottolineare la differenza tra Matteo Salvini e Marine Le Pen. Il lepenismo francese è un modello esportabile in Italia?

“Non ho mai sopportato granché la sindrome dell’Italietta che deve per forza importare modelli da fuori nel tentativo di essere credibile. Marine Le Pen fa bene il suo lavoro in Francia, dove ha la sua storia e le sue origini. In Italia c’è Matteo Salvini che a differenza della Le Pen, la quale in Francia non ha mai governato, è alla guida di un partito a vocazione governativa.

Anche oggi, nonostante siamo all’opposizione in Parlamento, governiamo tre importanti regioni come Lombardia, Veneto e Liguria. Il nostro progetto si fonda su una concreta alternativa a Renzi e al suo conservatorismo travestito da progressismo.

Siamo il punto d’origine e il fulcro fecondo di un nuovo centrodestra moderno e coraggioso, che si contrappone alla burocrazia europea, al relativismo culturale, che vuole dare nuova concretezza e basi solide a una società talmente liquida che oggi rischiamo di annegarci dentro.”

A Milano ha dato man forte alla candidatura di Stefano Parisi che non solo s’è realizzata ma ha perfino riunito tutto il centrodestra. Su Roma quale giudizio spende per Giorgia Meloni? Avrebbe preferito altre soluzioni oppure è la persona giusta al momento giusto?

“Mi spiace che la Meloni non abbia fin da subito accettato la candidatura. È probabile che se fosse andata così ci saremmo risparmiati incomprensioni ed equivoci che oggi rischiano di compromettere la vittoria del centrodestra. La sua del resto era ed è una candidatura naturale e mi auguro che su di lei possa convergere anche Forza Italia, in fondo non è mai troppo tardi per trovare una soluzione. Magari lo si può fare sedendosi tutti attorno ad un tavolo guardandosi negli occhi, invece di dialogare tramite comunicati. Così non si costruisce nulla.

Le candidature a tavolino non funzionano, come si può pensare di far funzionare un rapporto, seppure politico, tra persone che non si sono neppure mai incontrate? E mi riferisco a Salvini e Bertolaso. A Milano è stata tutta un’altra storia. Parisi ha incontrato prima tutti i leader di partito, ha condiviso con loro il programma e solo dopo diversi confronti ha accettato la candidatura. Comunque ripeto, non è mai troppo tardi se vogliamo che il centrodestra conquisti Roma siamo sempre in tempo.”

Il mese scorso s’è scontrato sulla Flat Tax in tv con Francesco Boccia (qui la clip) noto esponente del PD e Presidente della Commissione Bilancio alla Camera. Il suo interlocutore faceva fatica a scernere la “Base Imponibile” dal “Prodotto Interno Lordo”. Non la spaventa che i deputati a gestire la materia, pecchino di scarse competenze?

“Viviamo nell’epoca in cui è più facile credere che conoscere. L’epoca dove tutto è relativo. Così anche certa politica si è adattata al sistema. Nel confronto con Boccia io potevo essere in svantaggio perché non avevo nessun titolo, blasone o etichetta. Lui invece è Presidente della Commissione Bilancio. Eppure ha sbagliato, ingannato dal pregiudizio.

Anche lui come molti nel nostro tempo, ha dimostrato una certa forma di analfabetismo di ritorno, ovvero l’incapacità di acquisire informazioni e processare dati diversi da quelli che già conosce. Questo atteggiamento, in qualunque ambito, impedisce l’evoluzione e ci costringe nello status quo.

Ed è ancor più grave se ad esserne vittima è qualcuno a cui è delegato un forte potere di condizionamento sociale. Non mi resta che sperare si sia trattato solo di uno sbaglio, che come tale può capitare a tutti.”

Che giudizio può darci sull’operato dell’esecutivo Renzi?

“Operato? Lui non opera nulla, lui è bravo solo nell’anestesia. L’Italia è un paziente di lunga degenza con un sistema immunitario indebolito e lui, anziché agire sulle cause, agisce sui sintomi. Ogni tanto ci somministra una tachipirina per far scendere la febbre di qualche zerovirgola.

Potrebbe fare di più ma non ha alcuna visione, usa il suo potere in modo spregiudicato per questioni totalmente marginali rispetto alle urgenze economiche e sociali del Paese.  Nell’ultima legge di Stabilità ha potuto fare qualche concessione grazie alla flessibilità data dall’Europa, ma se la crescita non c’è o è troppo debole così come tutti gli indicatori lasciano presagire, sarà difficile per il prossimo Bilancio non prevedere un nuovo ciclo di lacrime e sangue.

Si ostina a non capire che solo rilasciando risorse nel sistema potrà esserci un’autentica ripresa. Copiare la nostra Flat-Tax è troppo per lui, allora sta cercando di togliere un’aliquota fiscale (quella al 38%) dice che lo fa per aiutare il ceto medio. Mi domando di quale ceto medio parli, dal momento che lui e i governi prima di lui sostenuti dal PD hanno totalmente distrutto, piallato e portato ai minimi termini quel ceto medio.

Oggi sono confluiti tutti nel ceto basso e non ce la fanno ad arrivare a fine mese, parlo di quelli che ancora sono rimasti in piedi, perché molti altri si sono tolti la vita o peggio ancora si sono ammalati e ci hanno lasciato la pelle. Intere famiglie distrutte, senza più un’attività, senza più una casa perché pignorata dalle banche o sequestrata da Equitalia.

È così che si comporta Renzi, prima fa uscire i buoi poi chiude le stalle o nel caso dell’immigrazione prima fa entrare i clandestini (magari qualche aspirante terrorista) e poi lo chiude dentro così è sicuro che ci resti. Non riesco ancora a capire se sia in mala fede o se crede davvero di fare il massimo. Se fosse così si rende ancora più urgente mandarlo a casa.”

La Lega è nata in canotta con Umberto Bossi e s’è evoluta in felpa con Matteo Salvini. Se l’indumento incornicia il leader, una chicca ce la deve regalare: Ha in serbo un abito magico?

“No, sono ancora di quelli che crede che l’abito non faccia il monaco.”