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Tre fasce di reddito e meno sommerso: Il piano leghista della «flat tax»

  • Corriere della Sera2015-06-05

Corriere della Sera, Dario Di Vico - Il piatto forte dell'intervento di Matteo Salvini (in giacca e cravatta?) al meeting dei Giovani Imprenditori di Santa Margherita Ligure sarà rappresentato domani dalla proposta di introdurre la flat tax cercando di adattare all'Italia l'idea dell'economista americano Alvin Rabushka. Lo schema che gli è stato preparato dal più attivo dei suoi consiglieri, l'ex giornalista Armando Siri, si basa su un'aliquota unica del 15%. Per aggirare il dettato costituzionale che prevede la progressività delle imposte Salvini dovrebbe suddividere la platea dei contribuenti in tre fasce. La prima arriva fino a 35 mila euro e verrebbe tassata al 15%, godendo però di una riduzione di 3 mila euro di imponibile per il titolare più la stessa cifra per ogni componente della famiglia a carico. La seconda fascia va da 35 a 50 mila euro e la riduzione di imponibile (sempre di 3 mila euro) in questo caso scatta solo per i membri a carico della famiglia (e non per il titolare). Infine sopra i 50 mila euro la flat tax resterebbe sempre a quota 15% senza prevedere alcuna riduzione di imponibile. I conti che ha fatto Siri gli fanno dire che il gettito Irpef sarebbe di circa 120 miliardi di euro (contro i 160 che arrivano all'erario dal sistema vigente) e di conseguenza il costo per lo Stato dell'introduzione della tassa piatta può essere stimato in 40 miliardi l'anno. Come coprire questa cifra? Secondo lo schema Siri-Salvini l'abbassamento dell'aliquota dovrebbe favorire una emersione di gettito che oggi prende la strada dell'elusione, dell'evasione fiscale e del «nero». L'ammontare di questa zona grigia secondo i leghisti è di circa 415 miliardi di euro e si pensa di poterne far emergere strutturalmente all'incirca il 40%. Risultato, secondo le previsioni di Siri, lo Stato dovrebbe recuperare ogni anno una cifra vicina ai 25 miliardi. Non è finita. Salvini valuta anche la possibilità di lanciare una sanatoria per i crediti inesigibili, ovvero pendenze di contribuenti in regola con la dichiarazione dei redditi ma che non riescono a pagare tutte le tasse. Dalla sanatoria che ovviamente sarebbe una tantum si prevede di incassare circa 60 miliardi di euro.

(Fonte: Corriere della Sera, Dario Di Vico)