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Tav, Siri: «Un errore fermarsi. I costi di uno stop superiori ai benefici»

  • Corriere della Sera2018-07-28

«Un conto è ridiscutere. Un altro conto, molto diverso, è fermare tutto». Armando Siri, il sottosegretario leghista alle Infrastrutture e ai Trasporti è perplesso — a dire poco — sulla possibilità che si arrivi a fermare l’Alta velocità ferroviaria tra Torino e Lione.

 

Eppure, il premier Conte non ha smentito con nettezza le indiscrezioni in questo senso.

«Ecco, ha detto bene: indiscrezioni. Al momento, si tratta solo di questo, non è una decisione politica. Perché se ci fosse, quanto meno il ministro ce l’avrebbe comunicato».

 

Ma allo stato le decisioni sulla Tav quali sono?

«La questione Tav è sul tavolo, l’abbiamo affrontata a grandi linee ma nessuno ha mai parlato di una legge per bloccarla. Piuttosto, si è ragionato su come affrontare eventuali modifiche al progetto originario».

 

La Lega non è da sempre a favore dell’Alta velocità?

«Noi non siamo particolarmente favorevoli a un intervento piuttosto che a un altro. Siamo favorevoli a dare all’Italia la possibilità di compensare un gap infrastrutturale importante. E dato che la Tav non è un viottolo di provincia ma fa parte di un grande corridoio per il trasporto di mezzi e persone, prima di immaginare un stop bisogna mettere nero su bianco un bilancio che allinei costi e benefici».

 

Secondo lei, questo bilancio che cosa dice?

«Per quanto mi riguarda i costi dello stop sono assai superiori ai benefici. Soprattutto in prospettiva».

 

Può specificare?

«Mentre noi sulle grandi opere diamo segnali di confusione, gli spagnoli hanno concluso il corridoio di alta portabilità tra Gibilterra e Duisburg che intercetta buona parte del traffico merci proveniente da Suez. Mentre il porto del Pireo in due anni è passato dalle 700mila tonnellate teu a 4,5 milioni».

 

Molti 5 Stelle sono nati politicamente nella lotta alla Tav. È pensabile che rinuncino a incassarne il dividendo?

«Anche io quando sono nato avevo il ciuccio, il biberon e il seggiolone. Poi, però, si cresce. Si evolve. Soprattutto, si possono modificare i punti di vista, perché la cosa migliore che può accaderci è quella di poter cambiare idea. Se ci sono argomenti validi, io sono prontissimo a cambiare idea, per me non è una questione ideologica».

 

Le questioni ambientali sollevate (non solo) dai 5 Stelle non sono rilevanti?

«I temi ambientali sono assolutamente seri e da non sottovalutare. E quindi, dobbiamo decidere se vogliamo continuare a far viaggiare tutto su gomma o investire sulla rotaia e sui collegamenti di ultima generazione. Che il treno sia meno inquinante della gomma, non credo sia dubbio...».

 

In queste ore si discute del dl Dignità. Non teme che scontenti una parte del vostro elettorato e le imprese?

«Noi abbiamo sempre detto che avremmo lavorato per migliorarlo. E qualcosa è già stato fatto, pensi ai voucher per i settori agricolo e del turismo. Lo spirito è mettere un argine netto alla precarizzazione del lavoro. D’altra parte, siamo consapevoli che il lavoro è stabile se ci sono crescita e sviluppo. E dunque, il giudizio andrà dato sull’attività complessiva del governo: la riforma fiscale è un provvedimento che va nella direzione della crescita a sostegno delle tante imprese italiane che vogliono tornare a investire, assumere e pagare il giusto».