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Così la Flat Tax può salvare l'Italia (e gli italiani)

  • Panorama2017-02-05

Pagare meno, pagare tutti. Il sistema fiscale con aliquota unica al 15% può essere la soluzione

Donald Trump ha designato come segretario al tesoro americano Steven Mnuchin. Il Foglio, con un articolo firmato da Mattia Ferraresi, ha descritto il funzionario con un "perfetto curriculum da discepolo di Goldman Sachs". Ma non finisce qui, ha avuto un "ruolo nella gestione di un fondo di George Soros, che agli occhi antiglobalisti dell'elettore di Trump è il principe delle tenebre".

Eppure, in una recente intervista alla Cnbc, indica al primo punto del suo programma l'obiettivo di una Flat Tax al 15%. "Sarà la più grande rivoluzione fiscale dai tempi di Ronald Reagan", asserisce Mnuchin. "Tagliando le tasse delle imprese creeremo un'enorme crescita economica, con il PIL che dall'attuale 3,2% arriverà ben presto al 4%". Sentito? Questo è quello che fa un Paese che crede davvero nella ripresa economica e nel benessere dei propri cittadini.

Questo deve accadere anche in Italia, perché la rivoluzione fiscale con la Flat Tax al 15% è già pronta per essere applicata. Prima però abbiamo un appuntamento importante. Dobbiamo mandare a casa un altro governo illecito, senza legittimazione popolare, per riuscire a tornare ad essere una nazione normale, dove i cittadini possono democraticamente eleggere il proprio Parlamento.

Il principio della Flat Tax è molto semplice, anzi mi permetto di dire quasi banale, perché con questo nuovo sistema (proposto dal Governo Berlusconi nel 1994 e ripreso oggi da Armando Siri, responsabile economico della Lega Nord) si pagherebbe una tassa fissa al 15%. Finalmente il mantra "pagare poco, pagare tutti" diventerebbe realtà. Con questa riforma si andrebbero a cancellare gli attuali cinque scaglioni, a favore di un’unica aliquota, mantenendo il concetto della decurtazione su base familiare.

Facciamo un esempio concreto. Il 15% sarebbe l’aliquota massima che pagherebbe chi ha un reddito superiore ai 50 mila euro. Al di sotto di questa soglia non ci sarebbero decurtazioni, ma una deduzione fissa di 3 mila euro per ogni componente del nucleo familiare.

In Italia si continua imperterriti a fare campagne, realizzate dai vari governi, per demonizzare, in maniera totalmente sbagliata, il sommerso. Non si capisce che è il caso di fare delle differenze ben precise. Da una parte c'è chi si trova costretto a fare del nero per sopravvivere e chi evade per speculare e guadagnare illegalmente. Se non si inizia a comprendere questa differenza, così banale, ma fondamentale, non si potrà mai realmente affrontare e risolvere il problema.

Agli italiani non servono operazioni spot, come quelle che siamo abituati a vedere al telegiornale. Funzionari della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate che vanno a colpire piccoli esercizi commerciali, massacrandoli, perché non hanno fatto uno scontrino oppure perché non hanno pagato le tasse. Intendiamoci, è corretto e doveroso che chiunque paghi e rispetti le leggi, ma non tutti i piccoli imprenditori non eludono il fisco lo fanno per arricchirsi, bensì per sopravvivere ed evitare di chiudere la saracinesca. Quello scontrino non fatto può essere la salvezza che impedisce di mandare in fallimento la propria attività. Attività costruita con il sudore della fronte e con la fatica.

Uno Stato che ti obbliga a pagare il 60% di tasse non si può definire uno Stato equo. Perché gli imprenditori, e mi metto anch'io nel calderone, sono stanchi di essere strozzati dalla tassazione senza ricevere nulla in cambio.

In Italia c’è un sommerso che vale 206 miliardi di euro (dati ISTAT), ma spesso si tratta di espedienti per sopravvivere, da parte degli esercenti, all'attuale situazione di crisi. 

Si rischia che un barista, per non aver emesso una ricevuta fiscale, debba chiudere il proprio negozio. Ammende che spingono i lavoratori alla fame, mentre lasciano impuniti le grandi società del sommerso.

Con la Flat Tax, oltre a regolare queste ingiustizie sociali, si riporterebbero i soldi verso i consumi, agevolando la produzione e, di conseguenza, generando occupazione. L’attuale governo, come del resto quelli precedenti, hanno curato questa specifica problematica in maniera errata. Come se una polmonite potesse essere contrastata da una tachipirina. La febbre scende, ma la malattia rimane. Si colpisce il sintomo, mentre è importante agire per solidificare il sistema immunitario.

Applicando quello che ho appena scritto i conti tornerebbero. Oggi abbiamo una base imponibile Irpef di 805 miliardi, lo Stato ne incassa 152, ovvero meno del 20%.

Con queste aliquote fisse, verrebbero a mancare 31 miliardi sulle persone fisiche e altri 15 sulle imprese: complessivamente 46 miliardi da recuperare. Ora abbiamo due vie da seguire. Una a regime, con l’emersione dall'economia "nascosta" del 40% di base imponibile, per una cifra di circa 160 miliardi. Oppure con un saldo in stralcio delle cartelle di Equitalia.

C’è il problema, di portata enorme, della gente che dichiara, ma poi non ha i soldi per pagare. In Italia sono state accumulate posizioni per 575 miliardi di crediti inesigibili. Soldi che in realtà non saranno mai intascati dallo Stato che però continua a rendere inutilmente impossibile la vita a questi debitori.

Allora la proposta è: non siamo di fronte ad evasori, facciamo una serie di patti e arriviamo a dei saldi del 6%, 10% o 25% del valore originario del dovuto, a seconda delle varie situazioni.

Con la Flat Tax lo Stato introietterebbe nelle proprie tasche 60 miliardi. "Più 5 miliardi di Iva dall'aumento dei consumi, più un miliardo di nuova base imponibile dall'occupazione, più un miliardo di investimenti da chi ora ha delocalizzato", come recita Armando Siri.

Se ci fosse qualcuno che ha voglia di fare il furbetto, anche con una tassazione del genere, non pagando quanto dovuto, si dovrebbe attuare un drastico aumento delle pene.

Ma questo governo risulta incapace di soddisfare le esigenze del Paese. Basta volgere lo sguardo al sud. "La Salerno Reggio Calabria è il peggiore simbolo dell'inadeguatezza dello Stato. Il generale stato di inadeguatezza delle infrastrutture nel mezzogiorno, soprattutto nel settore delle comunicazioni, dalle strade alle ferrovie, penalizza questa area del nostro Paese che potrebbe al contrario rappresentare un collegamento strategico tra l'Europa e i paesi emergenti del Mediterraneo e del medio oriente", per tornare ai concetti dell'economista leghista Siri. Dobbiamo creare un'unica grande nazione, capace di marciare all'unisono, da Milano a Palermo, dove non esista clientelismo, aiuti a pioggia e i punti di riferimento siano gli stessi per tutti.