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“Parisi e Salvini, la flat tax punto di partenza per l’alternativa a Renzi”

  • La Stampa2016-08-06

Il consigliere economico del segretario leghista: così possiamo costruire un’alleanza per vincere.

Caro Direttore, dopo aver letto molte ricostruzioni e retroscena sul futuro del centrodestra mi permetto di condividere alcune riflessioni. Parto da Forza Italia, le cui vicende, compreso il coinvolgimento di Stefano Parisi in un progetto di rinnovamento interno, come già ribadito da Matteo Salvini, sono di esclusiva pertinenza di Silvio Berlusconi, del gruppo dirigente del suo partito e dei suoi iscritti e non è compito degli altri partner strategici entrare nel merito, almeno fino a quando non emergerà una linea politico-programmatica. Solo allora si potrà iniziare un confronto.

Matteo Salvini non parteciperà alla convention organizzata da Stefano Parisi perché si svolge negli stessi giorni del tradizionale raduno di Pontida, dove presenterà la sua visione di futuro per il Paese e i dettagli che estendono l’offerta politica della Lega a tutti i popoli del nostro territorio. Un patto federativo da nord a sud, che si fonderà su una nuova organizzazione e progetti concreti. Nessun populismo, ma idee chiare per ridare slancio soprattutto alla nostra economia e di conseguenza alla voglia di tanti italiani di riappropriarsi del proprio futuro.

Tra queste proposte la principale è la riforma radicale del nostro sistema fiscale e tributario con l’introduzione della Flat Tax in sostituzione degli attuali cinque scaglioni con cinque aliquote messo a punto nel 1973. Da allora sono passati quasi cinquant’anni, il Paese è cambiato e con esso anche il contesto economico mondiale. Oggi abbiamo bisogno più che mai di un sistema che sia capace di liberare risorse per gli investimenti e ridare impulso ai consumi interni.

Non si tratta solo di un’idea, ma di una proposta di legge strutturata di riforma del T.U.I.R. che tiene conto delle prescrizioni costituzionali sulla progressività e che indica le coperture finanziarie per sostenerne l’andamento a regime. Su questo tema Salvini e Parisi, Lega e Forza Italia e lo stesso Silvio Berlusconi la pensano allo stesso modo. Penso che sia da qui che occorra partire se vogliamo davvero essere alternativi a Renzi, che crede di poter risolvere la grave anemia economica del nostro Paese con l’aspirina degli 80 euro e al Movimento 5 Stelle, il cui rimedio per tutti i mali sarebbe il sussidio di Stato.

Salvini e Parisi sanno entrambi che l’urgenza di imprese, famiglie, professionisti e lavoratori autonomi è di poter contare su un fisco semplice, equo e competitivo anche a livello internazionale perché capace di attrarre capitali stranieri produttivi e non solo speculativi. Solo se offriremo una visione profondamente nuova di sistema Paese potremo recuperare i molti delusi della nostra stessa area politica.

Tra questi c’è chi vorrà anche sapere, prima di tornare a votarci, se intendiamo mantenere il vecchio schema di centrodestra con la mera addizione, a tutti i costi, delle varie sigle, o se invece vogliamo puntare su un nuovo e coraggioso scenario che premi la coerenza e la fedeltà degli scopi. Un buon passo in questa direzione potrebbe essere l’adesione alla nostra proposta di vincolo di mandato per gli eletti, che eviti la possibilità di cambio di schieramento durante la legislatura. Un’idea su cui ad esempio Berlusconi si è già espresso in modo favorevole.

Certamente gli schemi di gioco per le prossime elezioni dovranno tenere conto anche dei tanti altri temi che animano il dibattito interno all’ormai “fu” centrodestra ed anche in questo caso le distanze tra Lega e FI, tra Salvini e Parisi, sono molto più brevi di quello che si legge nelle ricostruzioni giornalistiche. Sul tema dell’immigrazione Parisi è sempre stato chiaro: le regole ci sono e valgono per tutti. Niente buonismo a buon mercato. E anche sull’Europa si tratterà solo di decidere il registro comunicativo di una sostanza condivisa.

In fondo Berlusconi è stato il primo in tempi non sospetti ad avere il coraggio, da Premier in carica, di mettere in discussione l’economia europea a trazione tedesca e l’eccessiva invadenza della Ue nelle scelte nazionali, e gli è costato caro. Da allora non abbiamo più avuto un Governo eletto dal popolo ma oggi finalmente si fa concreta l’opportunità di tornare alle urne e, qualunque sia il risultato del referendum, non possiamo certo perdere l’occasione per tornare alla guida del Paese per completare la realizzazione di quel sogno liberale, federalista e moderno che si è potuto avviare sicuramente grazie alla discesa in campo di Silvio Berlusconi, ma non senza l’apporto fondamentale e determinante della Lega che oggi, a maggior ragione, può contare su un leader non più solo localista ma nazionale.

Armando Siri

L’autore è consigliere economico di Matteo Salvini